Perugino Perugini
Perugino Perugini nasce a Milano il 25 maggio 1926 da una famiglia di antifascisti.
Il padre, Feliciano Perugini, ferroviere a Perugia, nel corso delle lotte del proletariato seguite alla presa del potere fascista, collabora al deragliamento di un treno che trasportava armi e, in seguito a quell’episodio, viene licenziato con più di 500 colleghi.
La famiglia deve quindi trasferirsi a Milano, dove Feliciano Perugini trova lavoro in una fabbrica di bilance affettatrici. A causa di una spiata, viene scoperto sul lavoro con una copia dell’Unità, giornale a quell’epoca fuorilegge, e viene licenziato in tronco. Perseguitato politico, ogni volta che in città arriva qualche gerarca fascista o Mussolini stesso, viene prelevato e portato in prigione per qualche giorno. Ogni sera viene controllato per verificare che sia presente in casa.
E’ in questo periodo che si forma, nel giovanissimo Perugino, la coscienza di cosa significhi essere antifascista e comunista. E’ una scelta che lo accompagnerà per tutta la vita.
Nel ’43, a soli 17 anni, entra a far parte di un gruppo di giovani che organizzano il contrabbando di armi destinate alla Resistenza.
Spiato e sorpreso, viene arrestato con un amico di qualche anno più grande.
Portati nella caserma di via Cadamosto, a Porta Venezia, i due ragazzi vengono torturati ma Perugino, nonostante che, per le percosse, subisca la frattura del setto nasale, non parla.
Viene infine liberato grazie al gesto eroico dell’amico, che lo scagiona prendendo su di sé tutte le reponsabilità. Il ragazzo viene deportato in un campo di concentramento tedesco da cui farà ritorno solo alla fine della guerra, ma così debilitato nel fisico da morire dopo soli tre mesi.
Perugino, dopo la Liberazione, conosce, nella sede del partito comunista, la compagna Giordana Meregalli, che sposa nel 1953.
Nel ’54 Perugino e Giordana si trasferiscono a Como. Perugino entra a far parte degli organismi dirigenti del P.C.I., mentre Giordana iscritta al partito, partecipa alle iniziative.
Sempre instancabile nel suo impegno politico, è tra i soci fondatori del CNA comasco e, dal 1970 fino al 1975, Consigliere Provinciale eletto nelle file del P.C.I.
Successivamente, è tra i soci fondatori della Cooperativa di Solidarietà Sociale “ A. Lissi”, dell’Associazione Italia – Urss e del Circolo di Como dell’ Associazione Nazionale di Amicizia Italia – Cuba, di cui è stato Tesoriere e Dirigente sino alla fine.
Da sempre è stato la vera colonna portante dell’ANPI, a cui ha generosamente dedicato tanta parte della sua vita e di cui fu, fino all’ultimo giorno, l’instancabile segretario, avendo sempre rifiutato, per la sua natura schiva e modesta, ogni altra carica.
Ci ha lasciati il 15 febbraio del 2009 e non è un’esagerazione affermare che l’Associazione Partigiani di Como sente ancora oggi la sua mancanza, e la sentirà ancora per lungo tempo , non solamente per tutto quello che lui ha fatto per la nostra Associazione, ma soprattutto perché Perugino era un uomo che non aveva mai smesso di insegnarci qualcosa: apparteneva a coloro che intendono la lotta politica come un fecondo e leale confronto di idee e non un contrasto di rancori personali. Era l’uomo del dialogo, dell’ascolto, del rispetto per le idee altrui; sempre sensibile verso i problemi del mondo del lavoro, credeva fortemente nella libertà e nella giustizia sociale: per lui l’una era inscindibile dall’altra.
Perugino ha lasciato a noi tutti la ricchezza del suo esempio.