La Memoria a scuola

Grazie alla sensibilità e disponibilità  della dottoressa Simona Convenga , dirigente dell’Istituto Comprensivo Como – Prestino-Breccia, e di un gruppo di insegnanti,  alcuni  rappresentanti della sezione dell’ANPI di Como, “Perugino Perugini”, hanno  incontrato tutti i ragazzi della scuola Media “Aldo Moro” nell’auditorio di via Picchi, in occasione della Giornata della Memoria.

Dopo una introduzione storica di Renato Tettamanti,  che  ha delineato le caratteristiche del regime fascista, le motivazioni ideologiche del  Manifesto della Razza e le conseguenti leggi razziali del 1938 , si è parlato delle persecuzioni in Europa ed Italia.

Chi veniva deportato? Perché? Dove in Europa? Dove in Italia? È possibile visitare ancora quei luoghi? Com’erano e come sono ora? Molti sono stati i quesiti ai quali si è voluto rispondere, anche attraverso immagini d’epoca, mappe  e schemi proiettati . I ragazzi sono stati coinvolti ed invitati a porre quesiti per approfondire e rivivere il clima di sofferenza del ventennio,  non solo dagli oppositori del regime nazifascista.

Sono stati ricordati i numeri dei martiri anche del Comasco e la testimonianza di Aldo Pacifici , nipote di Aldo Raffaello Pacifici, al quale è stata dedicata l’unica   pietra d’inciampo  presente nel Comune di Como, ha contribuito a ricostruire ,attraverso una storia emblematica , il destino di molte vittime.

Riportiamo qui l’intervento di Pacifici che è stato spunto di riflessione e suscitato curiosità specifiche  da parte della giovane assemblea :
 “Sono qui per ricordarvi un uomo, mio nonno, di cui in fondo so poco. CHE AVREI TANTO VOLUTO CONOSCERE, MA CHE DIRETTAMENTE NON HO MAI CONOSCIUTO. Sono nato sette anni dopo la sua uccisione, che avvenne ad Auschwitz nell’agosto del 1944. Ho sentito parlare di lui quando ero un bambino da parte della sua vedova, mia nonna. Meno da mio padre, che ha sempre mostrato qualche ritrosia nell’affrontare l’argomento, tanto da delegare me per l’intervista apparsa sul saggio di R.Marchesi Como ultima uscita (del 2004).
Naturalmente mi sono documentato sulla vita di quest’uomo e in particolare sulle vicende riguardanti il suo arresto, il suo periodo di permanenza nel campo di Fossoli di Carpi, campo di detenzione e la sua deportazione ad Auschwitz. Nel periodo in cui si trovava a Fossoli mio nonno scrisse diverse lettere alla moglie che io potei leggere quando avevo 15 anni.
Aldo Pacifici era nato a Firenze nel 1894 da una famiglia di ebrei fiorentini. Nel 1900 era nato Goffredo, suo fratello, un uomo di cui parleremo in seguito. A Firenze aveva intrapreso gli studi, interrotti per la chiamata militare nel giugno del 1916. Entrò volontario nei reparti d’assalto, gli Arditi, con il grado di sottotenente di complemento (in seguito tenente). Fu ferito due volte in azione di guerra, durante il periodo di cure conobbe una giovane crocerossina che poi divenne sua moglie.
Nacquero due figli: Graziella (mia zia) e Dino (mio padre). Si laureò in legge a Genova, continuando il suo lavoro come funzionario nelle dogane. Nel 1938 fu trasferito a Chiasso come direttore della dogana internazionale. Era quindi in Svizzera quando con le leggi razziali (Antiebraiche), dall’oggi al domani, a soli 45 anni, si trovò improvvisamente privato del lavoro e della sua dignità umana. Anche dal punto di vista economico la situazione peggiorò notevolmente.

GLI STORICI DEFINISCONO QUESTA FASE DELLE VICENDE DEGLI EBREI ITALIANI COME “PERSECUZIONE DEI DIRITTI”
Nel 1941 la famiglia rientrò in italia e si stabilì a Ponte Chiasso in via Brogeda all’11, (dove ora si trova la pietra d’inciampo). Fu assunto dalla Gondrand a Como, dove lavorò fino a pochi giorni prima dell’arresto. Come forse sapete l’Italia, che era entrata in guerra nel 1940, nel 1943 perse le sue colonie africane. In seguito avvenne lo sbarco degli anglo-americani in Sicilia e poi il loro avanzamento verso Nord. Mussolini fu destituito e arrestato, fu firmato L’ armistizio CON GLI ANGLO AMERICANI. Il re fuggì DA ROMA VERSO IL Sud abbandonando il paese allo sbando. In questo periodo diversi parenti fiorentini fecero tappa nella casa di via Brogeda, per poi riparare in Svizzera.

Nel nord Italia i nazisti crearono una repubblica la R.S.I. con a capo Mussolini, appena liberato dai tedeschi Il 30 novembre 1943 la R.S.I. emanò un Provvedimento di polizia che prevedeva l’arresto immediato degli ebrei in Italia, la loro concentrazione, la spoliazione dei loro beni. NELLA CARTA DI VERONA, MANIFESTO POLITICO DELLA REPUBBLICA SOCIALE ITALIANA, L’ARTICOLO 7 PROCLAMAVA: “ TUTTI GLI APPARTENENTI ALLA RAZZA EBRAICA SONO STRANIERI. DURANTE QUESTA GUERRA APPARTENGONO A NAZIONALITÀ NEMICA”. (14 NOVEMBRE 1943). IL 30 NOVEMBRE FU DIFFUSO ALLA RADIO IL FAMIGERATO ORDINE NUMERO 5 PER LA POLIZIA che prevedeva l’arresto immediato degli ebrei in Italia, la loro concentrazione, la spoliazione dei loro beni. Il 1 dicembre 1943 si scatenò il panico, le fughe, gli arresti.
PER GLI EBREI INIZIO’ QUELLA CHE VIENE DEFINITA LA “PERSECUZIONE DELLA VITE” Goffredo, il fratello, accompagnò, insieme ad altri, i ragazzi di Villa Emma in Svizzera. Di questa vicenda in anni recenti si sono occupati vari storici, riviste ecc. su internet, se digitate I ragazzi (ebrei) di villa Emma (Nonantola) troverete molte interessanti notizie sulla vicenda. CHE SI CONCLUSE POSITIVAMENTE PER TUTTI (ERANO 70) CON L’AIUTO DELLA POPOLAZIONE LOCALE E LA SUCCESSIVA FUGA IN SVIZZERA , salvo un giovane che, malato fu arrestato nell’ospedale in cui era in cura e, appunto Goffredo. Quest’ultimo era tornato in Italia e dopo 5 giorni aveva tentato con il fratello Aldo e un parente, Spartaco di varcare nuovamente la frontiera. Furono però intercettati dalla Milizia fascista e arrestati.

QUI CREDO SIA UTILE UNA RIFLESSIONE: QUALI SONO LE RESPONSABILITA’ DEL FASCISMO NEL GENOCIDIO DEGLI EBREI? CONCORDO CON LA TESI DI SIMON LEVIN SULLAM CHE SOSTIENE CHE “ GLI ITALIANI CHE DICHIARARONO “STRANIERI” O “ NEMICI” GLI EBREI, LI IDENTIFICARONO SU BASE RAZZIALE COME GRUPPO DA ISOLARE E PERSEGUITARE, LI STANARONO CASA PER CASA, LI ARRESTARONO, LI TENNERO PRIGIONIERI, NE DEPREDARONO BENI E AVERI, LI TRASFERIRONO E RICHIUSERO NEI CAMPI DI CONCENTRAMENTO E DI TRANSITO, E INFINE LI CONSEGNARONOAI TEDESCHI, FURONO RESPONSABILI DI GENOCIDIO”.

MA CI FU ANCHE CHI SI OPPOSE CON CORAGGIO. QUI torna di nuovo un personaggio di cui avevo fatto cenno all’inizio: la giovane crocerossina Luisa Andreani che FU in seguito insignita del titolo di Giusto fra le nazioni. Questa donna coraggiosa conobbe mio nonno prigioniero in una caserma vicino alla ex caserma militare De Cristoforis.
Dice Luisa Andreani: (cito testualmente) “ …gli proposi di farlo scappare…ma disse che non poteva perché aveva un figlio e una figlia…la ragazza era al sicuro – in Svizzera- ma il ragazzo (mio padre, militare in Sicilia, poi prigioniero degli anglo-americani), se lui fosse scappato avrebbe potuto avere qualche problema….”

Da qui il nonno fu portato a Fossoli di Carpi dove ritrovò Goffredo e Spartaco. Seppe che la radio svizzera aveva comunicato un elenco di prigionieri italiani in cui era incluso mio padre. Festeggiò con il fratello (questo lo sappiamo sempre dal carteggio di cui vi avevo parlato). Aldo tentò anche di compiere passi per tornare libero, ma la sua pratica non ebbe successo.

Il 30 luglio1944 Aldo scrive l’ultima lettera alla moglie: “Questa mattina abbiamo ricevuto l’annuncio ufficiale che martedì o mercoledì dovremmo partire per altra destinazione. A quanto si dice sembra che ci fermeremo a Verona…ma ignoriamo quale sia la nostra definitiva destinazione che potrebbe anche essere la Germania. In questo caso dovremo rassegnarci a stare senza reciproche notizie fino alla fine della guerra […] ma se altrimenti il destino avesse disposto ti prego di ricordarmi ai nostri figli. Ho dedicato a te e a loro tutta la mia vita». Ci sono poi toccanti riflessioni sul suo matrimonio. La lettera finisce con l’affermazione: «Goffredo e Spartaco condividono la mia sorte». Fu davvero così, anche se il cugino Spartaco morì durante l’evacuazione da Buchenwald nell’aprile del 1945. “ (le ultime righe sono tratte da un articolo on line di R. Marchesi e F. Cani). “

 Conoscere, attraverso il racconto,  la persona al quale è stata dedicata una pietra d’inciampo, ha dato modo di approfondire, con la guida di Valeria Pigni, cosa siano le STOLPENSTEINE,  dove, perché e quando Gunter Demnig abbia avuto l’idea, tanto semplice ma significativa . I ragazzi hanno osservato i materiali , le dimensioni, la mappa della diffusione in Europa e in Italia di queste piccole opere d’arte che aiutano a mantenere la memoria di tanto orrore ed intorno alle quali l’ANPI ha deciso di radunarsi in questo 27 gennaio 2024.

Infine,con la supervisione di Coletta Cremonesi, un gruppo di alunni ha collaborato alla costruzione di un lapbook, una “cartella”  che raccoglie e riassume i contenuti dell’incontro, uno strumento che rimarrà a disposizione della scuola per rinnovare il ricordo degli argomenti affrontati .

È stata un’occasione importante per la sezione e, speriamo, per i ragazzi, quali rappresentanti  dell’Italia che non dimentica. Si è parlato del passato, non solo per narrare una pagina infamante della storia del nostro paese, ma per rinnovare il ricordo della solidarietà di pochi durante le persecuzioni, per rinnovare la memoria della lotta di Liberazione che, con grande sacrificio, ha unito voci diverse attorno a ideali di eguaglianza, democrazia, pace e libertà.

Un sentito ringraziamento a tutte e tutti coloro che hanno reso possibile questo importante impegno per tenere viva la Memoria.