Cessate il fuoco. Restiamo umani.
L’attuale escalation di violenza in corso nella cosiddetta Striscia di Gaza è senza precedenti. In poche settimane, dagli attacchi perpetrati da Hamas, che vanno inequivocabilmente condannati con fermezza, sono già migliaia le vittime civili da entrambe le parti e la situazione umanitaria a Gaza è terribile.
Esprimiamo dolore e sdegno per le centinaia di vittime e ostaggi israeliani e per il dramma che si sta consumando nei territori palestinesi: nella guerra in corso è la popolazione civile e sono soprattutto i bambini a pagare il prezzo più alto.
Questa crisi non è scoppiata all’improvviso. Da decenni assistiamo ad una crescente oppressione da parte israeliana nei confronti della popolazione palestinese. Rapporti delle Nazioni Unite, Amnesty International e di Human Rights Watch parlano di gravi violazioni del diritto internazionale e di vere azioni equivalenti a crimini di guerra e a crimini contro l’umanità commessi da Israele in più occasioni nel corso degli anni nei confronti della popolazione palestinese.
Nella cosiddetta Striscia di Gaza stiamo assistendo a una delle più disperate crisi umanitarie, che sta colpendo più di due milioni di persone, con le autorità israeliane che operano bombardamenti incessanti, bloccando ingresso di cibo, carburante e assistenza umanitaria e interrompendo la fornitura di acqua ed elettricità, anche agli ospedali. Una reazione che va ben oltre la difesa e che si rivela invece una punizione collettiva.
Per queste ragioni chiediamo alle Istituzioni italiane ed europee di esercitare pressioni sullo Stato d’Israele affinché si ponga fine all’assedio della Striscia di Gaza; di agire per la costruzione del dialogo e del rispetto reciproco tra israeliani e palestinesi e per dimostrare che la pace e la convivenza sono ancora possibili.
È inammissibile che non si riesca a trovare la via per garantire il diritto alla pace e il diritto ad una propria terra a ciascuno dei popoli che vivono in quella regione. L’unica soluzione, riconosciuta ormai anche dalla comunità internazionale, è quella esplicata dalla formula “due popoli, due stati”.
Chiediamo infine alle amministrazioni locali della provincia e nella fattispecie a quella di Como, che ricordiamo essere una delle città al mondo insignita dalle Nazioni Unite del titolo di “Città messaggera di pace”, gemellata con le città di Nablus (Palestina) e Netanya (Israele) e appartenente alla rete Mayor for Peace avviata dai sindaci di Hiroshima e Nagasaki, di promuovere azioni e iniziative pubbliche rivolte a chiedere la fine dei tanti conflitti armati che affliggono l’umanità, tra cui quelli drammaticamente attuali in Ucraina e in Palestina.
IL COMITATO PROVINCIALE A.N.P.I. DI COMO