Lunedì 22 aprile presso il cimitero di Albate-Como e martedì 23 aprile al cimitero monumentale di Como si è tenuta l’iniziativa “Porta un fiore al partigiano”.
Una delegazione dell’ANPI sezione di Como insieme ai rappresentanti dell’UCC di Albate hanno portato un omaggio floreale al cimitero di Albate per ricordare i partigiani e tutte/i le/gli antifasciste/i li sepolte/i. Un ricordo particolare è stato espresso per Perugino Perugini a cui è intitolata la sezione e per Elio Marzorati. Presente all’iniziativa anche la figlia di Elio, Iole con suo marito Nando intervenuto brevemente con un’analisi del presente ed esprimendo la necessità di tutelare quotidianamente la democrazia. La conquista di quest’ ultima è costata dolore e fatica di molti.
Nei prossimi giorni continuerà l’omaggio floreale della nostra sezione a donne e uomini della Resistenza comasche.
Di seguito riportiamo il testo dell’intervento ad Albate di Valeria Pigni a nome dell’ANPI:
Innanzitutto ringrazio, a nome della sezione di Como dell’ANPI, tutti i presenti, ma soprattutto Iole.
Siamo qui per ricordare e dire una volta ancora grazie a tuo padre, a Elio Marzorati.
Nato e vissuto ad Albate Elio è stato un ragazzo che giovanissimo, sotto i ventanni, scelse di essere un partigiano.
Il termine partigiano è il contrario di neutrale, partigiano è chi sceglie di stare da una parte, di non essere indifferente.
Elio scelse di combattere, raccontava nelle sue emozionanti interviste, perché volle reagire ad una ingiustizia subita in prima persona ed è importante che questo si sappia.
Molti dei giovani che come Elio scelsero la resistenza in genere non avevano ancora in mente la società futura, molti non ebbero il tempo di farsela: molti sono divenuti antifascisti perché testimoni di atti di prepotenza, di soprusi, non necessariamente atti violenti o stragi, che hanno indotto a dire:”Basta!” La ribellione e la necessità di lottare divenne per loro essenziale non solo per avere una propria giustizia, ma per la libertà e la giustizia per tutti.
Il nonno di Iole, il papà di Elio era comunista, rifiutò di iscriversi al partito fascista, ne conseguì la chiusura del suo laboratorio, l’impossibilità di lavorare e la necessità per il figlio di lasciare gli studi. Questo era il fascismo ed è il fascismo: arroganza, mancanza di libertà di scelta, censura, sopraffazione
Elio entrò prima nel direttivo del fronte della Gioventù e poi nel gruppo Gap Sap della città di Como. ne divenne organizzatore e responsabile di una squadra.
Nel frattempo condusse una vita apparentemente normale per un giovane: lavorava alla Rosasco (da cui il suo nome di battaglia “Rosa”), giocava a pallone, conobbe alle giostre Angela, l’amore della sua vita; nel frattempo però pianificava e compiva azioni di ribellione al regime.
Il fallimento del tentativo di rapire il maggiore Petrovich, in conseguenza del quale vennero catturati e poi fucilati due compagni, Enrico Cataluppi e Luigi Ballerini, lo costrinse a fuggire e a nascondersi a Milano. Raggiunse poi le montagne unendosi alla 52a Brigata Garibaldi, operò fianco a fianco ai protagonisti della Resistenza dell’Alto Lago e della fine di Mussolini
Alla termine della guerra di Liberazione ritornò a casa, riprese a lavorare, si dedicò alla propria famiglia, visse in modo onesto, semplice e sempre coerente agli ideali per cui aveva lottato, nel quartiere che lo aveva visto nascere e maturare scelte così rischiose ed importanti.
Colpivano nei suoi racconti la sincerità, le dichiarazioni essenziali e dirette anche sugli episodi che avevano lasciato ferite indelebili nel suo vissuto. Quanta intensità nel ricordo degli amici fucilati, la memoria del dolore della madre di Ballerini che lo raggiunse a casa per parlare con lui, con i suoi genitori… E il ricordo dell’andare e venire da Milano, l’incontro inaspettato con la madre nel capoluogo, la presenza confortante della fidanzata. Potrei continuare…sono tracce che ci svelano quanta umanità ci fosse in Elio, ci fosse in quei ragazzi che con tanta impulsività e coraggio ci hanno donato un paese libero e che avrebbero voluto giusto e pacifico. Quando è stata raccolta la storia di Elio prima che se ne andasse, abbiamo percepito un po’ di delusione, preoccupazione ed impliciti avvertimenti:
non è scontato che le nostre libertà siano garantite in eterno, soprattutto se torna il mito della forza, se si usa un linguaggio aggressivo, se ci sono razzismo , misoginia , discriminazioni… Allora occorre continuare a vigilare, occorre perseverare nell’osteggiare la violenza di alcune idee, occorre continuare a rincorrere i desideri di giustizia e di Pace espressi da Elio Marzorati e dagli “antichi” ragazzi come lui.
Siamo convinti che le scelte e il modo di essere di Elio Marzorati abbiano un forte legame con il luogo in cui è cresciuto, corrisponde alle caratteristiche di molti che vivono in questo quartiere: Albate. Un quartiere che ha una tradizione di solidarietà, di generosità, che si è concretizzata con la nascita e il mantenimento di un contesto cooperativo veramente raro.
Mio padre ad esempio citava Albate come un luogo “amico” ed accogliente, ma anche vivace e stimolante da molti punti di vista.
Non dimentichiamo che molte persone di grande spessore umano e culturale hanno mantenuto vivi e hanno animato i Circoli cooperativi sportivi e culturali locali ancora oggi attivi.
Siamo qui per ricordare i partigiani di Albate, ma anche queste donne e uomini affidabili e sensibili che purtroppo, in alcuni casi prematuramente, ci hanno lasciato: Libero Fumagalli, Sandro Marelli, Giordana Meregalli, Perugino Perugini,…
Un pensiero va anche a loro, spiriti liberi, esempi unici per tutti noi.
I presenti sappiamo perseverano e seguono con costanza il loro esempio.
Prosegue in questi giorni prima del 25 aprile l’iniziativa (al Cimitero Monumentale di Como, a Como, a Lipomo e Villa Guardia) che ogni anno ci vede impegnati a portare un omaggio floreale in memoria di donne e uomini che hanno combattuto per la libertà e contro il nazifascismo.